
Putin annuncia con un discorso in televisione la mobilitazione parziale dell’esercito, per riprendere l’iniziativa in Ucraina. L”intervento del presidente russo ha suscitato emotività in Occidente. Un’analisi più distaccata può essere d’aiuto per capire le conseguenze. Gli argomenti principali sono due: la mobilitazione delle riserve e i referendum nei territori occupati.
La retorica di Putin non è mutata. Sul discorso in sé, solo due osservazioni:
1 – Putin si rivolge a «tutti i popoli della Grande Russia storica» (video originale >qui). Sono i Paesi dell’ex Unione sovietica e del vecchio Impero russo. Chi ancora aveva dubbi che Putin miri alla ricostituzione di queste entità, faccia il favore di toglierseli.
2 – Putin insiste sul fatto che la cosiddetta «operazione militare speciale» è mirata alla «liberazione» del Donbas. Dall’inizio della guerra, però, il fronte è ben più ampio. Un’ulteriore conferma che le parole della dirigenza russa presentano insoliti scostamenti dalla realtà.
In merito alla mobilitazione parziale, in un’intervista televisiva dai toni insolitamente sospiranti e abbattuti il ministro della difesa russo ha annunciato che saranno richiamati 300 000 soldati «con esperienza di combattimento.» Ciò presuppone, però, che l’esercito russo disponga di un’infrastruttura per incorporare queste nuove forze.
Putin e la mobilitazione: l’eredità dell’Unione sovietica
Una tale infrastruttura, costosa ma indispensabile, era presente in Unione sovietica. La Russia, a partire dal 1991, l’ha in gran parte decostruita. Come Mosca potrà integrare nell’esercito i nuovi precettati, per gli esperti militari, tra i quali Kamil Galeev, resta un mistero.
La formazione di personale civile richiamato dalla riserva richiede tempo, e la Russia non ce l’ha. Tutto lascia pensare che la mobilitazione fornirà una fanteria poco o nulla formata al combattimento. Questa, secondo Putin, dovrà assicurare la linea del fronte in Ucraina. In altre parole, la riserva diventerà in fretta carne da cannone per difendere le posizioni esistenti. Il numero dei soldati mobilitati, però, è impressionante.
La mobilitazione parziale ha effetto da oggi. Le reazioni in Russia all’annuncio di Putin non si sono fatte attendere. In poche ore, tutti i biglietti aerei verso Paesi nei quali i cittadini russi possono recarsi senza visto sono andati esauriti. I siti Internet che possono ancora farlo pubblicano istruzioni su come partecipare a proteste non autorizzate e danno consigli su come comportarsi in caso di arresto.
La maggior parte degli esperti guarda alla mobilitazione con scetticismo. Da parte mia, formulo il pensiero in questo modo: il successo dell’iniziativa si giudicherà in base alla relazione tra quantità e qualità delle nuove forze coinvolte. La Russia combatte con un esercito numeroso ma male istruito e peggio comandato, con armamenti vecchi e in parte fatiscenti. L’Ucraina dispone di un esercito più piccolo ma molto motivato e comandato con flessibilità, dotato di armamenti modernissimi secondo standard occidentali. Lo sviluppo della guerra si deciderà in questo contrasto. L’opzione nucleare non deve preoccupare oggi più di prima.
Ai referendum nelle quattro regioni ucraine occupate dedicherò a breve un contributo a parte.
Ylenia says:
Buongiorno, mi collego a questo post interessante per fare un’osservazione: Lei in altri post ha detto che in Russia non si è costituita una società civile per via del regime, quindi se dovesse esserci un cambio di leadership non ci dovremmo aspettare molto. In realtà seguendo i vari youtuber russi mi sembra che questa società civile ci sia. La maggior parte dei youtuber russi sono giovani, istruiti a livello universitario, parlano bene inglese e più o meno vivono e pensano come i nostri ragazzi. Li sto seguendo nella loro fuga dalla Russia per via della mobilitazione, girano per le altre nazioni parlando inglese e russo e mi sembrano loro la nuova società civile moderna, il futuro. Lei che ne pensa?
Luca Lovisolo says:
Buonasera,
Grazie per il Suo commento. E’ vero, in Russia esistono singoli individui, spesso attivi in Internet, che fanno opposizione politica. Si tratta però individui isolati o legati da relazioni molto deboli. Non appena uno di essi acquisisce una certa influenza pubblica, viene fatto segno della repressione del regime (se non lo ha già visto, spiego meglio questa situazione in >questo articolo. Quando si parla di «società civile» ci si riferisce a una parte rappresentativa della società, formata da cittadini singoli o uniti in associazioni, movimenti anche non politici e partiti, capaci di raccogliere dal basso determinate istanze sociali e razionalizzarle, per riportarle all’attenzione di governi e opinione pubblica. Questo meccanismo è assente in Russia, poiché i soggetti che si oppongono al regime non riescono a canalizzare la loro azione. Spesso mancano di una visione chiara dei loro obiettivi, capace di trasformarsi in azione sociale o politica concreta. Cordiali saluti. LL