
Il «piano di pace» italiano proposto all’ONU per l’Ucraina: ho atteso, prima di parlarne, ma il testo integrale è tuttora irreperibile. Bisogna accontentarsi di leggerne i quattro punti sintetizzati dai media. Il primo chiede un cessate il fuoco e la smilitarizzazione. Dal 2014 a oggi, la Russia non ha mantenuto alcuna promessa di tregua: il piano non spiega perché oggi dovrebbe essere diverso.
Nebuloso poi il significato di smilitarizzazione: ritiro delle truppe intorno a una linea di contatto, e quale? Consegna delle armi? Il secondo punto è vecchio: l’Ucraina rinuncerebbe alla NATO, assumendo uno statuto neutrale, tutelato con garanzie internazionali. Cosa si intende per «neutralità» oggi, mentre Svezia e Finlandia vi rinunciano per aderire alla NATO, intimorite proprio dalla Russia? Si ripropone la neutralità nientemeno a chi ha i soldati russi in casa? L’Ucraina si era detta aperta, sul tema: qualcuno ha accertato che sia ancora così e quali contenuti concreti dare all’idea?
Piano di pace italiano: «autonomia» e «territori contesi?»
Il terzo punto sarebbe comico, se non parlassimo di guerra: richiede la «piena autonomia» dei «territori contesi.» In Ucraina non vi sono territori contesi, ma territori ucraini illecitamente occupati o annessi dalla Russia. L’argomento della diversità linguistico-culturale, ripreso nel piano, è mera propaganda russa, da otto anni a oggi, come sa chiunque conosca quella realtà. L’unico effetto della concessione dell’autonomia ai territori occupati sarebbe farne teste di ponte per gli interessi russi (ma Mosca ha già detto che non basta).
Il quarto punto è rivelatore: dopo una fumosa premessa, chiede la definizione dei modi di ritiro dell’esercito russo dall’Ucraina. Significa che il piano presuppone di attuare i tre punti precedenti mentre il territorio ucraino è ancora occupato. Detto ciò, giù il sipario.
Il piano italiano è una fotocopia ridotta dei protocolli di Minsk I e II (2014/15). E’ estraneo alla realtà sul terreno e ignora numerosi dati fattuali, sia sul lato russo sia su quello ucraino. Se applicato, attribuirebbe alla Russia vantaggi contrari al diritto internazionale, oltre che agli interessi dell’Ucraina e dell’Europa.
Unico fine che si intravede in tale iniziativa è suscitare attenzione nei media e comunicare che l’Italia approverebbe, se l’Ucraina rinunciasse a propri diritti territoriali e sovrani, pur di sospendere il conflitto e riprendere le relazioni economiche con Mosca. Questa convinzione, presente anche in Germania e Francia, poggia su una grave sottovalutazione delle intenzioni russe.
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Il piano italiano, come gli accordi di Minsk, porterebbe forse un temporaneo allentamento dei combattimenti, ma sarebbe la premessa della loro ripresa, appena la Russia avrà riacquisito capacità offensiva.
Si potrebbero aggiungere considerazioni sulle motivazioni di politica interna italiana, dietro la presentazione del piano di pace, ma non è compito mio formularle.
Adriana Pepe says:
Grazie sig. Lovisolo, le sue analisi sono perfette e indispensabili in questo momento in cui Salvini annuncia il viaggio in Russia come se il Metropol non ci fosse mai stato e Di Battista conciona in TV come non fosse mai stato a Mosca con Di Stefano… tutte cose arcinote ma a cui gli italiani non danno peso. Occorre risvegliare la coscienza degli italiani su questi temi su cui si gioca il futuro delle libertà che ci siamo conquistati, proprio come fa lei. Ordinerò molte copie de «Il progetto della Russia su di noi» e le regalerò ad amici e parenti.
Luca Lovisolo says:
Grazie per il Suo apprezzamento e il Suo supporto. LL