USA, Europa e Ucraina: cosa succede dopo Monaco

Conferenza di Monaco 2025: USA, Russia, Ucraina ed Europa
Monaco, Conferenza internazionale sulla sicurezza 2025 | © MSC Mediathek

A Monaco, lo scontro fra USA ed Europa sulla guerra in Ucraina mette in discussione ottant’anni di alleanza tra le due sponde dell’Atlantico. La prima analisi dedicata alla Conferenza internazionale sulla sicurezza 2025 include anche l’incontro fra Stati uniti e Russia in Arabia Saudita. Le affermazioni del nuovo vicepresidente USA e i dubbi sulla figura dell’inviato di Trump per la questione ucraina.


[>Deutsche Fassung] – In questo primo articolo dedicato alla Conferenza internazionale di Monaco sulla sicurezza 2025 devo, pressato dai fatti compiuti, lanciare un lungo ponte tra Monaco e l’Arabia Saudita. L’incontro al vertice tra i ministri degli esteri di Russia e Stati uniti a Riad ha confermato che le argomentazioni portate dagli statunitensi a Monaco non erano pretestuose. Cominciamo con la prima testa del ponte.

Quanto profonda sia la frattura e palese l’ipocrisia nella relazione tra l’Europa e la nuova amministrazione Trump è emerso come mai prima d’ora durante l’intervento del vicepresidente USA JD Vance, nella giornata di apertura della Conferenza.

Dopo una tirata sui valori condivisi tra i due Continenti, Vance ha proseguito con un’aspra critica contro la libertà di espressione in Europa, per scivolare definitivamente fuori dai gangheri con un riferimento diretto alle elezioni presidenziali in Romania. L’annullamento delle elezioni, a suo dire, non sarebbe che un ostacolo alla libera volontà degli elettori, dovuto alle dichiarazioni di un’agenzia stampa che si sarebbe immaginata una frode elettorale.

Monaco: USA ed Europa e lo scontro sull’Ucraina: la sbandata di Vance

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Non è così: la falsificazione della campagna elettorale romena è stata scoperta dai servizi di sicurezza dello Stato ed è ampiamente documentata dalle relazioni tecniche. Il discorso di Vance è stato un appello alla libertà di espressione, un termine che il politico statunitense dà prova di non saper distinguere dalla disinformazione. La disinformazione, secondo Vance, non è che un pretesto per annullare elezioni e bloccare social network in Europa. La «libertà di espressione secondo Vance» comprende anche le frodi elettorali e la propaganda: in fondo, non sono altro che fatti alternativi. Nei suoi tentativi di combattere questi abusi, l’Europa non è «migliore dell’Unione Sovietica» [citazione!]: un semaforo verde alla macchina della disinformazione di Vladimir Putin.

L’intervento ha toccato un apice quando Vance ha messo sullo stesso piano Elon Musk e Greta Thunberg. Se la democrazia può sopravvivere a una Greta Thunberg, ha detto, può sopportare anche un Elon Musk. Sui volti del pubblico, rimasto contenuto negli applausi durante e dopo l’intervento dell’americano, s’è dipinto un visibile imbarazzo – come se si fosse scoperto d’un tratto che sotto il mantello del viceré s’era dissimulato un buffone di corte. Non una sola parola di Vance sulla Russia, sull’Ucraina, sulla guerra, sulla Palestina; sulle crisi più nere del nostro tempo – di nuovo, non una parola. Da cosa ci stiamo proteggendo? La gente non capisce, Putin e la Russia non sono una minaccia, ha continuato Vance.

Quest’anno la rappresentanza degli Stati uniti alla Conferenza di Monaco era ridotta al minimo. Si è avvertita, più dolorosa che mai, la mancanza della lucidità di John McCain, l’ultimo dirigente statunitense in grado offrire una visione globale delle relazioni internazionali, a prescindere dalla sua personale affiliazione politica.

La questione migratoria e la posizione della Germania

Vance, tuttavia, ha centrato un punto: la questione delle migrazioni. L’ha colta con retorica magistrale e ha trasformato la crisi migratoria in un appello ai tedeschi a votare per il partito populista di destra Alternative für Deutschland. Così facendo, ha interferito senza pudori nella politica interna del Paese in cui si trovava. Non avrebbe dovuto di farlo: il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, e – il giorno successivo – il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, hanno condannato senza mezzi termini l’attacco del vicepresidente USA. Eppure, l’uscita di Vance dimostra ancora una volta quanto sia stato irresponsabile, da parte di tutti i partiti politici, lasciare ai populisti e agli estremisti di destra le motivate inquietudini dei cittadini per la crescente insicurezza causata dall’immigrazione incontrollata.

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Il capo dello Stato tedesco, Frank-Walter Steinmeier non ha nascosto le sue critiche agli Stati Uniti, anche se si è espresso in toni più cauti e diplomatici. La nuova amministrazione statunitense non condivide la nostra visione del mondo, ha detto; la mancanza di regole non è una base per l’ordine mondiale, e altri sperimentati luoghi comuni della retorica politica. Tuttavia, le «cinque tesi» di Steinmeier sulla Germania e sull’Europa hanno lasciato qualche vuoto. Il Presidente ha assicurato che sulla Germania si può contare. Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, questa affermazione può essere messa in forse senza tema di smentita, ad esempio sulla questione dei missili Taurus.

La Cina a Monaco: nuovo ordine mondiale tra USA, Europa e Ucraina

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L’intervento dell’inviato di politica estera cinese si è contraddistinto per la consueta ambiguità dell’oratoria mandarina. Il mondo multipolare è una necessità storica ed è già una realtà. In questo senso, la Cina si aspetta che tutte le grandi potenze siano trattate in pari modo. Secondo il funzionario di Pechino, alcuni Paesi preferiscono la legge del più forte: come sempre, i cinesi non dicono mai esattamente quali siano i Paesi in causa, forse perché dovrebbero annoverare tra questi anche se stessi, per le loro condotte nel Mar cinese meridionale.

La Cina sostiene il diritto internazionale e l’integrità territoriale degli Stati; promuove il ruolo delle Nazioni Unite, sulla base della loro Carta fondamentale: è il vecchio e mendace ritornello della politica estera cinese. I cinesi ripetono a ogni passo che Pechino e Mosca non sono soddisfatte dell’attuale ordine mondiale e vogliono cambiarlo. Come si concilia questo intento con la Carta delle Nazioni Unite e con il mantenimento di un ordine globale basato sui suoi principi?

Il principio di integrità territoriale: in quali confini?

Secondo i cinesi, il principio dell’integrità territoriale si applica anche alla guerra in Ucraina; non dicono però entro quali confini vada intesa questa integrità: forse quelli dell’ex Unione Sovietica e dell’Impero zarista? La posizione della Cina è che il conflitto in Ucraina andrebbe risolto con il dialogo. Il funzionario cinese è parso trascurare il fatto che in Ucraina non c’è alcun conflitto: non un solo metro quadrato di territorio ucraino è da considerarsi conteso. I confini dell’Ucraina sono chiari, sono quelli del 1991; quella della Russia in Ucraina è una guerra d’aggressione, sfacciata e ingiustificata, animata da intenti neocoloniali. Per l’Ucraina, la Cina ha sviluppato proposte e sta guidando un gruppo di contatto formato da Paesi del cosiddetto «Sud globale,» ha precisato il funzionario cinese. Peccato che tutti gli Stati membri di questo gruppo si dichiarino sedicenti «neutrali» o apertamente filorussi.

Il riferimento esplicito alla questione della «riunificazione cinese» con Taiwan conferma il timore che una vittoria russa in Ucraina venga colta da Pechino come precedente per l’annessione dell’isola. In ultimo: la Cina sostiene il multilateralismo, ha sottolineato l’inviato cinese, ma così si è contraddetto in termini. L’ordine mondiale multipolare, al quale puntano cinesi e russi, è l’opposto del multilateralismo. 

Il «mondo multipolare» di Cina, Russia e USA, contro Europa

Convitato di pietra della Conferenza di Monaco è stato il politologo russo Aleksandr Dugin: il mondo multipolare di russi e cinesi, che corrisponde alla sua dottrina, è diventato l’obiettivo anche degli Stati uniti. Il mondo di JD Vance è il mondo di Dugin. I discorsi dei ministri di Cina e Stati Uniti sono parsi un tributo oratorio al politologo russo. Lui non era presente in sala, ma ora può godere da Mosca il successo del lavoro di una vita intera. La sua teoria di un ordine mondiale multipolare, in cui le grandi potenze determinano tra di esse la politica globale, mentre tutti gli altri Stati si subordinano in silenzio all’influenza della potenza a loro più vicina, con il secondo mandato di Trump è gradita anche all’unica superpotenza rimasta.

L’Europa è esclusa da tutto ciò: a causa della sua disunità e della mancanza di incisività militare, Bruxelles rimane quasi irrilevante in questo processo. Eppure, gran parte di questi cambiamenti epocali sta avvenendo proprio in Europa, al rombo delle armi russe in avvicinamento.

Da Monaco all’Arabia Saudita, tra Russia e Stati uniti

Ora, in breve, la seconda testa di ponte, l’Arabia Saudita. All’incontro – erroneamente battezzato «colloqui di pace» – tra i ministri degli Esteri di Russia e Stati Uniti, dinanzi alla Russia gli Stati uniti hanno capitolato, per quanto se ne sa. Putin aveva visto giusto, quando, nel suo discorso del Valdaj dell’ottobre 2022, aveva affermato che:

«Il pragmatismo trionferà. Prima o poi l’Occidente e i nuovi centri dell’ordine mondiale multipolare dovranno parlarsi a pari livello, a proposito del loro futuro comune, per raggiungere un equilibrio degli interessi. Il dialogo tra la Russia e l’Occidente autentico e tradizionale sarà il più importante contributo all’ordine mondiale multipolare.»

Per maggiori dettagli, rimando alla mia analisi di quel discorso >qui.

«Gli americani sono ancora nostri alleati?» Poche settimane fa nessuno avrebbe immaginato di porsi questa domanda, ma oggi è di pressante attualità. In essa, l’esperta militare tedesca Claudia Major ha sintetizzato lo spirito dell’intera Conferenza di Monaco e l’urgente necessità agire di conseguenza. Cosa può fare ora l’Europa? Per l’Europa, le domande più urgenti in questo momento sono: 1) La NATO esiste ancora? 2) Cosa si può fare per scongiurare il pericolo che l’Europa sia divisa e subordinata alla volontà delle grandi potenze, che ora agiscono all’unisono contro i nostri interessi?

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Monaco: USA e Ucraina, le risposte-chiave per l’Europa

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La questione della sopravvivenza della NATO ha due risposte. In termini meramente militari, la NATO resta l’alleanza più forte del mondo – questa è la prima risposta; eppure – e questa è la seconda, un’alleanza militare non serve a nulla, se la volontà politica dietro le armi si scrosta o addirittura si disintegra. Il vero potenziale deterrente di un’alleanza di difesa risiede nell’unità politica: uno per tutti, tutti per uno. Se uno Stato membro, in particolare lo Stato più forte e guida dell’alleanza, nelle cui mani si trovano elementi decisivi del sistema di ricognizione e di armamento congiunto – se tale Stato si appropria della narrativa del nemico, il potenziale di deterrenza dell’alleanza si dissolve, pur se l’alleanza continua formalmente a esistere.

Dopo le dichiarazioni di Trump seguite all’incontro USA-Russia in Arabia Saudita, la NATO c’è ancora, ma agli occhi del nemico è una tigre di carta. Il nuovo segretario generale della NATO, Mark Rutte, tenta invano di rassicurare sull’unità dell’alleanza; a nulla servono le visite dell’inviato speciale di Trump per l’Ucraina, Keith Kellog, in Polonia e nella stessa Ucraina.

A Monaco, durante il dibattito di 45 minuti con il ministro della Difesa della Lituania e i ministri degli Esteri di Polonia, Ucraina e Regno Unito, Kellog è sembrato un uomo anziano con visibili difficoltà nell’articolare le parole. Per tutta la durata del dibattito è parso straniato. Ha risposto alle domande scomode dando colpa, come un dilettante, alle precedenti amministrazioni statunitensi. Ha evitato ogni presa di posizione precisa sulle obiezioni della moderatrice e dei partecipanti al dibattito.

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Alle domande specifiche di un qualificato pubblico di parlamentari ed esperti di vari Paesi, ha risposto con evasivi luoghi comuni. Ha dato la preoccupante impressione di non aver compreso affatto le domande o di non averne colto il contesto geografico e storico. Un inviato speciale per l’Ucraina convinto che l’Ucraina non possa vincere la guerra e che Putin debba essere accontentato con cessioni territoriali ingiustificate, contrarie al diritto internazionale, porta al dossier solo assurdità.

Monaco: opportunità per la Russia e gli USA, Europa e Ucraina

Le analisi degli eventi internazionali di Luca Lovisolo

Putin, ora, vede un’opportunità concreta per attuare il piano che punta a ricostituire la supremazia di Mosca, a lungo elaborato in Russia. Il progetto si basa su due pilastri. Primo pilastro: ripristinare il dominio russo all’interno dei confini sovietici, se non pre-sovietici imperiali, includendo in questo caso la Finlandia e la Polonia; secondo pilastro: assumere il controllo politico nel resto d’Europa interferendo nei processi politici degli Stati e sostenendo i partiti filorussi, come avvenuto in Georgia, Moldavia e Romania, non senza rinunciare al ricatto nucleare. Putin sa che nulla ormai ostacola i suoi piani di aggressione agli Stati della NATO sul fianco orientale, se non eserciti nazionali deboli e governi volentieri inclini al caos.

L’Europa deve fermare al più presto la Russia in Ucraina, respingere le truppe di Mosca all’interno dei confini russi riconosciuti dal diritto internazionale e mettere il Cremlino in una posizione tale che a nessun dirigente russo possa nemmeno passare per l’anticamera del cervello di attaccare di nuovo l’Europa. I politici europei farebbero bene a parlare chiaro alle loro popolazioni: siamo nella congiuntura ideale per lo scoppio di una guerra tra Europa e Russia. La probabilità di uno scontro è più alta che mai.

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Monaco: alternative alla guerra tra USA, Ucraina ed Europa

L’alternativa alla guerra è la tacita subordinazione dei nostri Stati ai regimi dittatoriali del nostro tempo, che non hanno nulla da invidiare a quelli di Hitler, Mussolini e Stalin. Dobbiamo affrontare questa sfida da soli, perché gli Stati Uniti hanno voltato le spalle e si trovano ora, per quanto inconcepibile sembri, sulla riva opposta alla nostra. Avevo prefigurato questo scenario in un articolo scritto dieci mesi or sono (>qui): dei tre che avevo elaborato, quello che si sta realizzando è il peggiore. Purtroppo, la grande maggioranza dei dirigenti dell’Europa, soprattutto quella occidentale, non sembra nemmeno in grado di misurare la gravità dell’ora, ancor meno di elaborare e adottare misure che vi corrispondano.

Le popolazioni europee, in particolare all’Ovest, non capiscono la relazione tra la guerra in Ucraina e la loro stessa sicurezza. Si cullano sulle ali di una beatitudine perduta da tempo, rapiti dal vento della propaganda russa che glorifica le gesta di Putin. Altri articoli sulla Conferenza di Monaco seguiranno nelle prossime settimane.

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Luca Lovisolo

Lavoro come ricercatore indipendente in diritto e relazioni internazionali. Il mio corso «Capire l'attualità internazionale» accompagna chi desidera comprendere meglio i fatti del mondo. Con il corso «Il diritto per tradurre» comunico le competenze giuridiche necessarie per tradurre testi legali da o verso la lingua italiana.

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