
I fatti avvenuti ieri a Bruxelles, dove un intero quartiere è stato bloccato per ore dalle forze dell’ordine per stanare dei terroristi, mostrano quanto è e sarà difficile per lo Stato di diritto riconquistare la sovranità territoriale su interi abitati periferici delle nostre grandi città. Per decenni, in nome di una malintesa idea di tolleranza, gli Stati hanno di fatto rinunciato a governare questi territori.
Vi sono porzioni di suolo europeo, spesso ritagliate dalle periferie delle metropoli, ma anche in pacifiche campagne, dove si pratica impunemente il commercio illegale d’armi, l’associazione per delinquere, la poligamia, il favoreggiamento della prostituzione e altre condotte che lo Stato sanziona pesantemente, sul resto del suo territorio, ma non in quelle aree, sulle quali nei decenni scorsi ha allentato o cessato il proprio controllo, trasformandole quasi in micro-Stati autonomi, enclavi governate dalle logiche della piccola e grande criminalità, prima, e del terrorismo internazionale, oggi. Questo non è più solo un problema di ordine pubblico, ma di sovranità sul territorio, perciò non più di polizia, ma di difesa dell’integrità territoriale dello Stato. Torna in mente ciò che si sta discutendo in questi giorni in Francia: la ridefinizione del ruolo delle forze armate per includervi anche la difesa dalle minacce interne, non solo da quelle che provengono d’oltre la frontiera. Questo è uno dei problemi concreti connessi al concetto di «sovranità,» che molti scomodano, spesso senza conoscerne esattamente il significato, incolpando l’Unione europea di sottrarla ai suoi membri.
Anche il terrorismo internazionale ci insegna che non abbiamo più alcuna possibilità, come Stati singoli, anche medio-grandi, di esercitare da soli una reale sovranità esterna, se non in condivisione con altri. Della parola «sovranità» dovremmo ricordarci, piuttosto, a proposito del governo interno del territorio e della popolazione.
Quando lo Stato, per riprendere il controllo di intere porzioni di territorio, come avvenuto ieri a Bruxelles, deve tenere asserragliati per ore dei bambini terrorizzati nel loro asilo, costringere decine di cittadini per mezza giornata seduti in un tram a testa bassa per schivare eventuali proiettili, siamo di fronte non solo a un fatto di ordine pubblico, ma a un problema di sovranità interna, che gli Stati dovrebbero ripristinare al più presto su ogni chilometro quadrato del loro territorio.
Nota: questo articolo è stato scritto pochi giorni prima dell’attentato che il 22 marzo ha colpito l’aeroporto di Bruxelles. Rimando, a questo proposito, a questo e ai precedenti interventi sugli attentati di Parigi, non essendovi, purtroppo, molto altro da aggiungere.