
E’ stata uccisa in un attentato a Mosca ieri sera, 20. agosto, la figlia del politologo russo Aleksandr Dugin, Dar’ja Aleksandrovna Dugina. La sua auto è esplosa all’uscire da un parcheggio della periferia. Il padre doveva sedere al suo fianco, ma ha deciso all’ultimo di salire su un altro mezzo. Dar’ja Dugina, 29 anni, cooperava con il Movimento eurasiatico internazionale, diretto dal padre.
Ammiratrice di Platone, la giovane era nota con lo pseudonimo «Dar’ja Platonova.» Aleksandr Dugin è detto «ideologo di Putin:» l’espressione è colorita ma vera, almeno per quanto riguarda la politica estera. Spesso il pensiero di Dugin si conosce in modo parziale, per questo taluni negano la sua influenza. Emerge manifesta, invece, se si seguono gli approfonditi seminari da lui tenuti all’Università di Mosca: vi si trova la chiave della politica estera russa dell’attualità e degli ultimi dieci anni almeno. Dugin stesso vi fa riferimenti ai suoi incontri al Cremlino.
Dugin non è solo un teorico. La sua figura è comparsa fra gli attori coinvolti nelle influenze russe in Occidente. Non vi è dubbio che l’azione internazionale della Russia debba a Dugin un contributo teorico e fattuale determinante.
Attentato: Dar’ja Dugina uccisa, figlia di Dugin «fascista?»
Dugin è spesso definito fascista. Come dice lui stesso, le sue tesi si collocano oltre le tre dottrine storiche (liberismo, comunismo, fascismo), da cui il nome della sua «Quarta teoria politica.» Il suo pensiero si radica nell’eurasiatismo, dottrina ottocentesca che vede nella Russia uno spazio eurasiatico a sé, che deve opporsi al progresso e all’influenza dell’Occidente.
Su questa base, Dugin ha fondato un neo-eurasiatismo esteso all’intera Europa. Il nostro continente, a suo dire, deve mettersi sotto l’ala russa e sottrarsi alle influenze di Stati uniti e Paesi anglosassoni, portatori di un liberismo sociale ed economico contrario alle tradizioni del «mondo russo.» Il pensiero di Dugin è fortemente populista e paternalista. Vi emergono tracce dei principi fondanti le missioni gesuite sudamericane. Principi simili, su altra scala, si trovano nel populismo di Papa Bergoglio (più dettagli >qui).
Sull’Ucraina Dugin ha scritto un libro, dopo l’inizio delle ostilità nel 2014: «Ucraina – la mia guerra.» Vi si leggono tutte le argomentazioni confluite nei discorsi e negli articoli di Putin in materia. Contro gli ucraini, Dugin si è espresso in modo violento e denigratorio.
In Russia, Dugin è poco noto, oltre le cerchie accademiche. È più popolare in Italia, grazie agli spazi concessigli da TV e sostenitori, sia prima sia dopo la ripresa della guerra in Ucraina. Pur dovendo rifiutare le sue tesi, bisogna riconoscere a Dugin vasta cultura e brillante capacità argomentativa. Avevo ascoltato Dugin di persona a Lugano nel 2019, in una conferenza pubblica (ne riferisco >qui). Parlo del suo ruolo nel mio libro «Il progetto della Russia su di noi» (>qui).