Alcuni aspetti internazionali del fenomeno «gilet gialli» che sembrano essere sfuggiti, almeno in parte, alla grande comunicazione. Per chi segue i rapporti con la Russia, il movimento ha avuto sin dal principio un tratto caratteristico che si è puntualmente confermato nei giorni successivi. Ogni moto di protesta sociale in Europa, ormai, si presta a essere infiltrato.
Per chi, come me, segue i rapporti con la Russia, la vicenda dei gilet gialli ha avuto sin dal suo primo apparire un tratto caratteristico che si è puntualmente confermato nei giorni successivi e ancor più con i disordini di sabato 8 dicembre. La presenza di infiltrazioni russe e filorusse, reali e virtuali, nel movimento di protesta, allo scopo di rafforzarlo e volgerlo agli scopi che Mosca coltiva in Europa.
Non significa che le rivendicazioni dei gilet gialli siano inventate o che il movimento sia unicamente uno strumento in mano a Mosca. Significa, però, riconoscere che ogni moto di protesta sociale in Europa, ormai, si presta a essere infiltrato e cavalcato da elementi russi e filorussi. E’ accaduto con la Brexit, con il separatismo catalano, ora con le proteste francesi. Tra le fila dei dimostranti di Parigi sono comparse ormai senza vergogna le bandiere delle repubbliche filorusse autoproclamate nell’Ucraina orientale; agli osservatori più attenti, tra cui il sito di fact-checking Stopfake e il giornalista Mauro Voerzio, non sono sfuggiti, tra coloro che sfilavano e fomentavano disordini, i volti di attivisti appartenenti a movimenti politici di ali estreme, accomunati dalla fedeltà alla Russia di Putin, molti non francesi.
L’intromissione di elementi stranieri è risultata ancor più evidente nelle ultime manifestazioni, che hanno radunato ormai poche migliaia di persone, sebbene dalla TV russa siano state presentate come rivolte generalizzate. Altri profili Facebook di orientamento filorusso, anche in lingua italiana, parlano in queste ore di proteste dei gilet gialli in molte città d’Europa, mentre, a una verifica, tali manifestazioni risultano o inesistenti o blande emulazioni marginali.
Seguo i media russi ogni giorno, quelli veri, non le versioni tradotte che circolano in Occidente. Non basta sentire le parole, bisogna percepire i toni paternalistici, talvolta stentorei, da cinegiornale Luce. Fin dal principio, hanno riferito dei disordini in Francia con il tono trionfalista che contraddistingue i notiziari di Mosca quando parlano delle debolezze dell’Occidente, vere o presunte che siano. Ricordo, il giorno in cui Emmanuel Macron fu eletto presidente, come i telegiornali russi ripresero l’unica manifestazione di protesta che si tenne quel giorno a Parigi e ne fecero passare le immagini per l’intera giornata, commentando che «l’elezione di Macron a Presidente della Repubblica ha causato gravi disordini in tutto il Paese,» descrizione facilmente smontabile come quanto meno iperbolica, se non del tutto falsa.
Gli inquirenti francesi, nel frattempo, indagano su profili Facebook e Twitter russi che in queste settimane avrebbero contribuito a pilotare le proteste dei gilet gialli. D’altra parte, il giornalista italiano Iacopo Iacoboni osservava nei giorni scorsi che molti utenti Facebook impegnati a rilanciare messaggi ostili al governo francese e all’Unione europea, nel contesto dei disordini, erano apparentemente intestati a cittadini francesi, ma risultavano registrati negli Stati uniti ed erano impostati in lingua inglese. I social media si rivelano ancora una volta un buco nero dove si fa leva sull’anonimato, per dirigere con facilità l’opinione pubblica verso obiettivi predeterminati.
Anche le rivendicazioni del movimento gilet gialli presentano numerosi elementi che fanno intuire finalità totalmente eterogenee, rispetto alle interpretazioni più superficiali. E’ opinione diffusa che non solo questo movimento, ma tutti i moti di protesta antigovernativi europei di questi anni rispondano all’insoddisfazione delle classi sociali medie e basse verso l’indebolimento della loro condizione economica. Leggendo le rivendicazioni dei gilet gialli, però, si riconoscono postulati tipici delle correnti estreme, insieme a pretese appartenenti al regno della pura fantasia e, naturalmente, alla immancabile richiesta di uscita dall’Unione europea. Domande che coincidono totalmente con l’armamentario ideologico che la Russia cavalca ormai da anni, in Europa, non certo per risollevare le classi medie dalle loro insoddisfazioni. L’obiettivo di Mosca è unire le ali estreme e più pronte alla rivolta urbana, anche violenta, di destra e di sinistra, su alcuni slogan di facile appiglio. Si è visto operare lo stesso meccanismo, generosamente alimentato da elementi filorussi, nell’Ucraina orientale, durante il 2013, prima che Mosca prendesse definitivamente il controllo del territorio.
Quanto alla Francia, è possibile che tra le rivendicazioni dei gilet gialli vi siano delle domande giustificate: rischiano di restare schiacciate fra i messaggi iperbolici e le logiche di influenza internazionale. Se il tremante discorso di Emmanuel Macron servirà a placare gli animi, si saprà presto.