
Georgia: elezioni e brogli tra le influenze russe e le irregolarità dimostrate nei flussi elettorali. La posizione dell’Occidente e dell’Unione europea non è importante solo per la popolazione georgiana. Il futuro che si prospetta per la Georgia e il Caucaso. I media internazionali liquidano la questione georgiana in poche battute. Per molti commentatori occidentali, il silenzio, in questi casi, è il rifugio preferito.
A meno di non parlare georgiano, per avere informazioni approfondite sulle elezioni in Georgia, rese da osservatori vicini o interni al Paese, bisogna leggere e ascoltare i pochi media in lingua russa che sfuggono ancora alle censure di Mosca. E’ un paradosso, ma i media internazionali, con poche eccezioni, liquidano la questione georgiana in poche battute, come se fosse un fenomeno periferico senza ricadute su di noi e sull’intero Occidente.
Parlare di Georgia obbliga a prendere posizione sulla Russia: per molti commentatori occidentali, il silenzio, in questi casi, è il rifugio preferito e non si può escludere, purtroppo, che sia il male minore.
Georgia: elezioni, brogli e influenze russe
I brogli nella tornata elettorale di sabato 25 ottobre, che ha segnato la vittoria del partito filorusso Sogno georgiano, sono ormai di dominio pubblico. Le prove si moltiplicano con il passare delle ore. Si sono osservate le stesse irregolarità alle quali si assiste durante le elezioni in Russia, come i mazzi di schede false inserite a forza nelle urne. Poi, votanti che fotografavano la scheda in cabina elettorale, atto che di solito compie chi deve dare prova del proprio voto a coloro che gli hanno offerto denaro o altri vantaggi per votare a comando.
L’Associazione georgiana dei giovani giuristi denuncia pressioni e violenze nei seggi, con patenti violazioni della segretezza del voto. Di fronte alle irregolarità, polizia e responsabili, fedeli all’attuale governo filorusso, restavano inerti, mentre i cittadini avevano ben poche possibilità concrete di segnalare le violazioni, afferma Nino Dolidze, del partito d’opposizione Coalizione per il cambiamento, intervistata dalla TV di lingua russa con sede a Praga Nastojaščee Vremja. Le falsificazioni elettorali sono un sistema coordinato di più azioni diverse, in funzione da anni. Coloro che hanno falsato la consultazione elettorale in Georgia non hanno fatto particolari sforzi per nascondere i loro abusi: gli imbrogli emergono impietosamente da video e testimonianze raccolte da cittadini coraggiosi.
Escono nel frattempo studi più dettagliati che attestano flussi elettorali sospetti. L’analista Levan Kvirkvelia ha prodotto grafici della distribuzione dei suffragi nelle diverse località, fra città e campagna. Evidenziano picchi di voti che non trovano riscontro nei normali flussi. Considerazioni analoghe riferisce l’esperto Roman Udot, intervistato dal canale televisivo in lingua russa Telekanal Dožd’, non controllato dal Cremlino.
Legga anche: >Perché gli eventi della Georgia ci riguardano |
False identità e discordanze con gli «exit poll»
Emergono riprese video in cui uno stesso elettore si presenta e vota in più seggi diversi, fatto che lascia sospettare la creazione di false identità. In alcuni centri, come Zageri, Lentekhi o Kazbeghi il numero dei voti espressi risulta molto superiore a quello degli elettori residenti, segnala la ricercatrice georgiana in Italia Nona Mikhelidze.
Tra gli indizi più immediati dell’irregolarità della consultazione, però, vi è la discrepanza fra i risultati ufficiali sortiti dalle urne e i cosiddetti exit poll, i voti informali lasciati dagli elettori all’uscita dei seggi. Il partito filorusso al governo ha raccolto negli exit poll solo il 40% dei suffragi; dalle urne è uscito con il 54%. Una deviazione tra esiti degli exit poll e risultati ufficiali è abituale, ma non in misura del 14%.
Lo stesso deve dirsi per i sondaggi: non hanno effetti sui risultati elettorali e possono fornire indicazioni molto imprecise, ma fotografano gli orientamenti generali della società. Da tempo, tutte le rilevazioni indicano che una schiacciante maggioranza di georgiani è favorevole al corso europeo del Paese; che più della metà delle schede elettorali vada invece a favore del corso filorusso consolida il sospetto che la consultazione non rifletta la volontà popolare. Su tutto pesa la rumorosa propaganda orchestrata da Mosca, che ha inciso a fondo soprattutto nelle campagne, sulle minoranze etniche e sulle generazioni ancora legate al passato sovietico.
Legga anche: >Harris, Vance: USA ed Europa al bivio dell’estate |
Opposizione e presidenza della Georgia: «elezioni russe»
Il capo dello Stato georgiano, la presidente Salomé Zourabichvili, ha rifiutato di riconoscere il risultato elettorale. I partiti di opposizione hanno annunciato che rifiuteranno di prendere posto in parlamento. Gli osservatori internazionali inviati dall’OSCE e dal Consiglio d’Europa hanno confermato l’esistenza di brogli. Queste istituzioni, però, inviano anche osservatori provenienti da Paesi filorussi: sono obbligate a giochi d’equilibrio non sempre onorevoli, per enti che dovrebbero accertare la trasparenza dei processi elettorali.
Più importante che mai, ora, è l’atteggiamento che l’Occidente avrà verso le elezioni in Georgia. Tutti gli esperti georgiani che si pronunciano in queste ore sottolineano la necessità che Europa e Stati uniti non riconoscano l’esito elettorale, di fronte alle irregolarità manifeste. Ha poco senso dare ascolto alle prime dichiarazioni interlocutorie delle cancellerie occidentali. La presidenza della Georgia sta lavorando per raccogliere le prove dei brogli e convincere i governi occidentali a non riconoscere la legittimità del voto.
Nei prossimi giorni si vedrà come agiranno in concreto i singoli Paesi, l’Unione europea e gli Stati uniti. Per il momento si registra l’immediata visita del capo del governo ungherese, Viktor Orbán, volato nella capitale georgiana per congratularsi di persona con i rappresentati del partito filorusso. L’Unione europea si è affrettata a precisare che in tale visita Orbán non agisce come presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea.
Peso e conseguenze delle prossime decisioni occidentali
La posizione dell’Occidente e dell’Unione europea non è importante solo per la popolazione georgiana. I georgiani aspirano ad avvicinarsi all’Europa e a sottrarsi al giogo di Mosca, sotto il quale si trovano sin dalle guerre russo-caucasiche di inizio Ottocento. Dalla risposta dell’Occidente si riconoscerà anche il grado di asservimento al Cremlino dei decisori politici in Europa e Stati uniti.
Legga anche: >Nagorno-Karabakh: chi ha ragione e perché |
La Georgia, oggi, è occupata dalla Russia per il 20% del suo territorio, nell’Ossezia meridionale sin dai primi anni dopo la caduta dell’Unione sovietica e nell’Abcasia dal 2008. E’ stata la prima vittima della politica estera di Mosca volta a sottrarre sovranità agli Stati ex sovietici, per estendere la propria influenza sull’Europa. Accettare i risultati delle elezioni di sabato in Georgia, da parte dell’Occidente, significherebbe approvare la politica espansiva del Cremlino, che si esprime già nella guerra in Ucraina e nelle influenze improprie su media e politica di Europa e Stati uniti.
Elezioni, brogli e influenze russe: quale futuro per la Georgia?
Se l’Occidente approverà, de jure o de facto, le elezioni di sabato e queste non verranno ripetute in condizioni affidabili, la Georgia rischia un futuro ancor peggiore del modello ungherese e simile piuttosto a quello bielorusso: un Paese con un governo teleguidato da Mosca e un’opposizione rifugiata all’estero, non in grado di agire. Il partito filorusso Sogno georgiano si proclama europeista: nei fatti, però, replica la retorica del Cremlino. Presenta l’Occidente come responsabile della guerra in Ucraina e negli anni di governo ha approvato leggi-fotocopia di provvedimenti russi, sottolinea Eka Siradze, già ambasciatrice della Georgia in Francia, intervistata dalla rete France24.
Oltre i discorsi di circostanza, sembra che né la politica né l’opinione pubblica occidentali siano consapevoli della posta in gioco per tutti noi, oggi nel Caucaso. Ciò vale tanto per la Georgia quanto per la vicina Armenia, ambedue unici Stati cristiani dalle solide radici europee in una regione la cui storia si è svolta all’ombra delle influenze ottomane, persiane e russo-sovietiche. Anche le recenti elezioni in Moldova, ancora in attesa di un ballottaggio presidenziale, hanno rivelato pesanti intromissioni riconducibili a Mosca.
Se si accetta che la Russia intervenga con tale forza sui processi elettorali, si mette in discussione il principio stesso di libere elezioni. Merita ricordare che il diritto a processi elettorali corretti è parte della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo (art. 21) ed è pertanto un bene tutelato oltre i confini dei singoli Stati.