Crimea: la situazione di oggi in un servizio della giornalista Christine Hamel, di Radio Baviera. Una documentazione radiofonica sulla penisola realizzata con il finanziamento di una fondazione tedesca. Territorio ucraino annesso di fatto dalla Russia nel 2014, la penisola è difficilmente accessibile ai giornalisti occidentali. La realtà del territorio dopo l’annessione, con rare testimonianze.
La realizzazione del servizio è stata possibile grazie a un finanziamento della Fondazione Robert Bosch. Il documentario è uscito nel 2015, ma resta una preziosa testimonianza della vita nella Crimea occupata, difficilmente accessibile per i giornalisti non allineati alla propaganda del Cremlino. E’ stato ripubblicato senza modifiche nel 2022 dall’emittente WDR (>versione completa in tedesco). Ne riassumo qui in italiano i tratti salienti, per chi non ha familiarità con la lingua tedesca, poiché contiene elementi di notevole interesse sulla situazione della Crimea oggi. Il servizio si concentra sulla deformazione delle coscienze provocata dalla propaganda diffusa dai media russi, in Crimea e nelle altre regioni dell’Ucraina orientale sottoposte al controllo di fatto della Russia.
Dice un intervistato a Slavjansk: «La gente si è rifugiata in cantina, a causa dei bombardamenti, senza sapere da dove arrivavano le bombe, senza radio e senza TV. L’unica emittente è quella della cosiddetta Repubblica popolare di Donec’k: le trasmissioni cominciano con l’inno nazionale, segue l’elenco dei successi militari.»
Il 90% dei cittadini del Donbas non ha alternative all’informazione proveniente dalla Russia. I messaggi seguono una narrazione ispirata a un rigido conservatorismo. Il calore slavo, la fede cristiana ortodossa, la grandezza imperiale e un curioso ibrido nostalgico, nutrito di pezzi di memoria dell’Unione sovietica e della Russia zarista. A questa narrazione, la propaganda russa aggiunge la presunta decadenza dei valori delle società occidentali.
Crimea oggi: la situazione nel ruolo dei media, due interviste rappresentative
Questa è la situazione, nella Crimea di oggi, dove i media hanno un ruolo essenziale, nel seminare incomprensione fra russi e ucraini, che in Crimea convivevano senza problemi.
Per le strade, i cartelloni della propaganda incitano alla costruzione di una nuova Crimea russa: «La Crimea è nostra.» Le vie di Sinferopoli hanno conservato i nomi degli eroi dei comunismo e dell’Unione sovietica.
Christine Hamel realizza due interviste con personaggi emblematici della Crimea e del Donbas, collocati su fronti opposti. Leonid Pilunsky, membro ucraino del parlamento della Crimea, oggi è considerato dai russi un «nemico del popolo.» Vive confinato nella sua casa, privato del saluto dei vicini.
Per evitare i rischi derivanti da eventuali perquisizioni, ha bruciato il suo archivio di documenti. La situazione della Crimea oggi, dice al microfono della giornalista tedesca, è che la popolazione si è fatta blandire da una grande favola moltiplicata all’infinito dai media, che attirano le persone come il pifferaio di Hamelin.
L’altra campana: convinta che la Germania dimostri a favore di Hitler
L’altra campana intervistata nel servizio è Ljubov A. Korsakova, insegnante di Lugansk oggi riparata a Novočerkassk, in Russia meridionale. In Ucraina è considerata una terrorista, per le sue attività collaborazioniste con i russi. Le sue parole sono intrise di difesa della patria (russa) e della fede ortodossa. Ha subìto un’aggressione che le ha lasciato conseguenze permanenti. Poco più che cinquantenne, vive in un piccolo appartamento con la figlia e la nipote. La violenza, dice in sintesi, le è stata usata per «aver detto la verità:» la sua verità, però, è quella della TV russa.
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Ljubov Korsakova è convinta che due settimane prima, vicino a Monaco di Baviera, vi siano state dimostrazioni a favore di Hitler. Afferma che in Germania i «fascisti» oggi uccidono e violentano le donne, occultando le informazioni. Ecco perché la Russia deve intervenire, in un mondo così, per salvare i suoi figli. Christine Hamel cerca di convincerla che si tratta di affermazioni false: la Korsakova insiste e accusa la giornalista tedesca di non sapere quel che dice. Questa è la situazione della Crimea, oggi: la forza della menzogna che sovrasta i fatti. Dalla verità costruita dalla propaganda è sorta una nuova realtà, annota l’autrice del servizio.
Situazione in Crimea oggi: per la propaganda, la Seconda guerra mondiale continua
«L’informazione è un’arma» – continua Timur Olevsky, giornalista del canale TV russo Dožd’, uno dei pochi media russi indipendenti, che oggi trasmette da fuori della Russia. Il tenore dei notiziari che arrivano in Crimea è fondato sull’emotività, non conosce mezzi toni. Ogni fatto è rappresentato come frutto di un complotto, di una congiura. Gli standard di un’informazione completa e di un corretto rapporto con le fonti non contano. Si punta sull’emozione teatrale, sull’orgoglio per la grandeur russa secondo le categorie dell’eroismo missionario.
I media danno agli ascoltatori le informazioni che gli ascoltatori vogliono sentire. Una narrazione della quale possiamo facilmente renderci conto anche noi, aggiungo io, sintonizzandoci su qualunque rete TV ufficiale di Mosca. La Seconda guerra mondiale non è ancora finita, la Russia deve vincere i nuovi «fascisti.» Un termine che in Russia designa il governo ucraino e coloro che difendono lingua e cultura ucraina. Secondo questa tesi, lo Stato ucraino è fallito ed è preda di una congrega di estremisti.
Conclude il servizio l’intervento di Gleb Pavlovskij, politologo che un tempo è stato vicino a Putin, ma oggi è critico verso la politica di Mosca. Sottolinea le sue preoccupazioni per la classe dirigente che sta nascendo in Russia sull’onda di questi eventi. Si sta formando una schiera di politici guidati da una visione quasi mitologica del mondo e del ruolo della Russia sullo scenario internazionale.
La realizzazione del servizio, che alterna interviste, citazioni di fonti e musica, offre rari squarci di vita quotidiana da un territorio, la Crimea di oggi, la cui situazione è stata a lungo dimenticata, sino alla ripresa della guerra nel 2022. I materiali sono scelti con una misura e un equilibrio ormai rari, nella produzione giornalistica di oggi.
(Articolo pubblicato in originale il 15.11.2015, ripubblicato con adeguamenti redazionali il 2.5.2023)