Passato in mano statale, il Museo Roerich di Mosca è l’ombra di ciò che era durante la gestione non governativa. L’intervista con Valentina Ganz, che ha visitato l’istituzione nei mesi scorsi. I dubbi sul destino delle opere e le difficoltà del Centro internazionale non governativo Roerich, che sta tentando di tornare nel legittimo possesso dei preziosi reperti.
A quasi un anno dalla mia visita al Museo non governativo Roerich di Mosca, pubblico un’intervista con Valentina Ganz, vicepresidente del Movimento internazionale Giornata mondiale della cultura e una delle organizzatrici del convegno tenutosi a Torino nell’aprile scorso sulla figura del grande pittore e filosofo russo. La dott.ssa Ganz è stata a Mosca nell’autunno scorso e ha potuto visitare l’attuale allestimento del Museo, passato nel frattempo in mano statale. L’intervista comunica molto chiaramente la difficile situazione in cui versa oggi il Museo, svuotato nel 2017 con l’intervento forzoso delle forze speciali di polizia, sottratto al possesso della ONG che lo aveva gestito con successo per decenni. La mia intervista del febbraio 2018 con i responsabili del Museo, per chi vuole conoscere più dettagliatamente gli antefatti, si trova >qui.
Valentina, qual è oggi la situazione a Villa Lopuchin, la sede del precedente Museo non governativo e Centro internazionale Roerich, a Mosca?
Il museo Roerich è aperto e oggi è statale, peccato che dentro ci siano opere diverse da quelle ospitate dal Museo quand’era gestito dal Centro internazionale Roerich, un’organizzazione non governativa. Le opere in comune con l’allestimento precedente sono pochissime, circa una decina; le opere attualmente esposte le avevo già viste al Museo delle arti orientali. Mi chiedo dove siano finite tutte le altre e in che condizioni di stoccaggio siano. Restano evidenti i segni di smantellamento del precedente museo: buchi mal stuccati, pareti mal dipinte, una sensazione generale di fretta e trascuratezza nell’allestimento. Il precedente museo era curato in ogni dettaglio. All‘esterno, intorno alla Villa, fervono i lavori di allestimento di un grande quartiere espositivo. Come sai, la tenuta Lopuchin è in una posizione invidiabile, a ridosso del museo Puškin e non lontano dal Cremlino.
Come si presenta il Museo, oggi, al visitatore?
Quando l’ho visitato era freddo, chiaramente c’erano problemi con la gestione di temperatura e umidità. Ci sono numerosi deumidificatori nelle sale, che sono poco riscaldate. Tutto questo non esisteva, con la precedente gestione, il Museo era dotato di un sofisticato sistema di regolazione di temperatura e umidità. Altro problema è la sicurezza. Ci sono delle videocamere, tutto qui. Un membro della mia delegazione, eravamo in quattro, ha inavvertitamente toccato un quadro lungo un corridoio, non c’è stata alcuna reazione: nessun allarme, nessuno del museo che se ne sia accorto o che si sia fatto vivo. Nella precedente gestione, ogni quadro era protetto da un sistema di allarme e non mancava il personale di vigilanza. Ho contato tre persone, come collaboratori nel Museo. Del resto, noi visitatori, in totale, saremmo stati cinque o sei. L’esposizione è carente anche sotto il profilo dell’illuminazione. Le luci sono pessime, si riflettono sui vetri e costringono il visitatore a scomode contorsioni per vedere il dipinto. Ecco perché uno di noi è finito contro un quadro…
Com’è presentata la figura di Nikolaj Roerich, nel nuovo museo?
Roerich è presentato al pubblico quasi esclusivamente come pittore. Pochissimi riferimenti al Patto Roerich, comprensibili solo a chi legge e padroneggia il russo, niente sull’Etica vivente, la denominazione della corrente di pensiero della moglie di Roerich, Elena Ivanovna, ispiratrice diretta di molte opere e iniziative del marito. Sono spariti anche tutti gli oggetti personali dei Roerich, alcuni particolarissimi.
Qual è l’impressione che si ricava dalla visita?
Sembra che non sia in realtà un museo, ma un’esposizione temporanea. Durerà fino a febbraio 2019. Ci sono poche spiegazioni ed è difficile farsi un’idea di Roerich come artista, filosofo, viaggiatore, archeologo, ricercatore. Ne risulta un quadro molto parziale. Manca un punto vendita con pubblicazioni, riproduzioni, le cose che ci si aspetta in ogni museo dedicato esclusivamente ad un’artista. Semplicemente non c’è. Non ti danno neppure la piantina del museo, nemmeno in russo. Anche il loro sito Internet, oggi, è solo in russo. In inglese ci sono i nomi dei dipinti, appiccicati con un adesivo trasparente alle pareti di colore grigio.
In quei giorni, a Mosca, era in corso anche un’altra mostra temporanea sui Roerich…
Sì, sono stata anche alla mostra temporanea alla Fiera permanente di Mosca. Manca un pensiero. Ci sono quadri esposti senza una linea guida, mescolando dipinti di Nikolaj e di Svjatoslav Roerich, che hanno affrontato temi in alcuni casi molto diversi. Ha visitato questa mostra con me Leylya Strobl, della Società Austriaca Roerich. Mi ha fatto notare dei chiari segni di umidità e di danneggiamento su diversi quadri, che richiedono un restauro. Anche questa mostra era organizzata dal Museo delle arti orientali, con alcune opere della loro collezione, altre provenienti dall’ex Museo non governativo Roerich. Tutto ciò, a mio giudizio, mette in seria discussione la capacità del Museo di arti orientali di prendersi cura dell’eredità dei Roerich, e non solo.
L’intervento dello Stato, perciò, come già si temeva, ha peggiorato la situazione…
Tutte le possibili spiegazioni da parte di chi ha preso le difese dell’intervento statale cadono, poiché, a quanto ho visto, gli enti di Stato non sembrano in grado di curarsi di queste opere. Oggi, il museo Roerich è statale, ma è più brutto e meno sicuro di quand’era affidato ai privati, incompleto in quanto a presentazione dei Roerich, precario nell’allestimento, per niente internazionale e poco redditizio. Qualcuno sosteneva che lo Stato avrebbe saputo rendere meglio onore alla figura di Roerich, ma è difficile confermare che sia così, vedendo queste esposizioni. Poca gente, pochi biglietti, niente da comprare… Come lo pagano loro, l’affitto che lo Stato ha richiesto ancora al Centro internazionale Roerich? Infine, dove sono tutti gli altri dipinti, oggetti, reperti archeologici che non sono più esposti, né al museo, né alla Fiera permanente?
Come si temeva, il passaggio dalla mano privata a quella pubblica ha peggiorato sensibilmente la condizione dell’eredità artistica di Nikolaj Roerich. Il Centro internazionale che lo gestiva, in modo molto più efficiente e accurato, continua a subire attacchi giudiziari e ha avviato una raccolta fondi per far fronte alle crescenti spese che sostiene nel tentativo di tornare nel legittimo possesso delle opere.
Non è chiaro dove si trovino, nel frattempo, i molti preziosi reperti sottratti alla precedente gestione del Museo e prima regolarmente esposti, oggi non più visibili. Le ultime informazioni parlano di una prossima chiusura della Villa Lopuchin per non meglio precisati restauri. In questo contesto saranno rimossi anche i reperti e le statue di Roerich ancora presenti nel parco sul retro della villa, per essere trasferiti dalla prestigiosa sede attuale alla Fiera permanente di Mosca.