Alcuni approfondimenti sul terzo intervento (in realtà il primo in scaletta) alla trasmissione TV «Ominbus» (La7) del 7 marzo scorso. Mi riferisco alla possibilità che l’Ucraina rinunci ad aderire alla NATO, nel quadro dei negoziati in corso, e faccio ulteriore accenno alla guerra in Afghanistan. La questione dell’adesione alla NATO, che è cosa diversa dall’adesione all’Unione europea, può incidere sui negoziati.
Rinunciare alla NATO, per l’Ucraina, può sembrare una scelta perdente. Potrebbe esserlo meno delle apparenze: l’adesione sarebbe in ogni caso un obiettivo a lungo termine. Rinunciare oggi non modificherebbe nulla sul terreno, nel breve e medio termine. L’Ucraina rivestirebbe uno statuto di neutralità formale. Questa scelta, però dovrebbe essere compensata da altre garanzie.
Una di queste garanzie dovrebbe essere l’adesione all’Unione europea, da realizzare evitando ogni lungaggine non necessaria. L’Ue comprende già Stati non NATO, come Austria, Svezia, Finlandia e Irlanda. Questi Paesi sono comunque membri a pieno titolo dell’Unione e del suo sistema di garanzie. Se non aderisce né alla NATO né all’Unione europea, un’Ucraina totalmente neutrale rischia di ricadere nella sfera di influenza russa. L’adesione all’Ue la sottrarrebbe alle brame di Mosca dal punto di vista economico e sociale, inserendola nel circuito di sviluppo occidentale.
La scelta di non aderire alla NATO oggi potrebbe essere superata in futuro. Il regime russo potrebbe cambiare e la stessa NATO potrebbe evolvere in una diversa formula di difesa occidentale. La rinuncia dell’Ucraina alla NATO, purché compensata da un’entrata nell’Unione europea, permetterebbe alla Russia di affermare di aver pur ottenuto qualcosa, con la sua «operazione militare speciale.» Il regime russo uscirebbe comunque molto fragilizzato dalla guerra, ma avrebbe una via d’uscita dialettica.
Durante questo intervento TV, avvenuto ormai una settimana fa ma ancora attuale (il link alla puntata completa si trova >qui), mi riferisco anche alla guerra in Afghanistan. Con il passare dei giorni, confermo che lo scenario ucraino presenta sempre più punti di contatto con quello afghano della metà degli anni Ottanta (più dettagli >qui e in >questa analisi). L’Unione sovietica dovette prendere atto di non essere in grado né di vincere la guerra, né di continuarla e nemmeno di ritirarsi senza perdere la faccia. A quel punto, nel 1986 Michail Gorbačëv non ebbe altra scelta che ritirare le truppe dall’Afghanistan, perdendo il conflitto.
Allora, l’Unione sovietica era al collasso per il fallimento dell’economia socialista; oggi, la Russia va verso gravissime difficoltà a causa delle sanzioni. La Storia non si ripete mai uguale, non si può prevedere l’esito del conflitto di oggi. Di certo, la vittoria della Russia non può essere data per scontata, solo perché Mosca beneficia della superiorità di forze.
Non sarebbe la prima volta, che un conflitto armato viene vinto dalla parte più debole, perché più motivata e meglio organizzata in casa propria, dinanzi a un avversario dal morale basso che gioca fuori casa.