Le sentenze con le quali il giudice italiano lascia liberi tre richiedenti asilo dalla Tunisia e sconfessa i provvedimenti del governo sono argomentate sulla base della legislazione nazionale e internazionale.
La logica dei tre giudizi è difficile da smontare. Sin qui bisogna dare ragione al Tribunale. Sarà interessante leggere il ricorso in appello promesso dal governo. Eppure, sia i provvedimenti governativi sia le sentenze lasciano perplessi.
I tre migranti fanno richiesta di protezione internazionale. Provengono da uno dei pochi Paesi considerati sicuri. Compaiono in frontiera senza documenti. Come ragioni della loro richiesta, l’uno dichiara di fuggire per ragioni economiche e di essere minacciato da creditori; l’altro perché la moglie non trova cure mediche gratuite adeguate in Tunisia; il terzo per avere caratteristiche somatiche, in particolare le linee della mano, che ne fanno un perseguitato dai cercatori d’oro.
Nessuna di queste motivazioni corrisponde alle cause che danno diritto d’asilo secondo la Convenzione di Ginevra sui rifugiati (1951), se non, forse, le caratteristiche somatiche particolari, ma stiracchiando molto la normativa. Inoltre: uno dei tre migranti è già stato condannato in Italia per furto aggravato, un secondo ha già un provvedimento di espulsione.
Eppure, in base alla stessa Convenzione e alle norme da essa derivate, questi richiedenti possono fare domanda d’asilo, non possono essere rimpatriati e nemmeno trattenuti in attesa della procedura. E’ prevedibile che la loro domanda sarà rifiutata. Se faranno perdere le loro tracce, resteranno comunque in Europa e l’esito della domanda sarà di fatto irrilevante.
Se si leggono le norme in questione, sembra di risentire l’Azzeccagarbugli. Definizioni incerte di «Paese sicuro», dubbie distinzioni fra pericolo astratto e concreto, interpretazioni divergenti fra Paesi europei. Sinché i governi non troveranno la forza di cambiare la legislazione internazionale di base, non vi sarà efficace controllo della migrazione. Le battaglie fra giudici e governi resteranno lotte all’ultimo sangue sull’interpretazione delle virgole.
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