Piano di pace della Cina per l’Ucraina: dodici punti di principi generali e contraddizioni. Nella visione capovolta della Storia diffusa da Vladimir Putin, è l’Occidente che minaccia l’esistenza della Russia. In Ucraina non ci sono territori contesi: le frontiere sono chiare e sono state riconosciute dalla stessa Russia. Non si vedono passi concreti per la risoluzione del conflitto.
[Dieser Beitrag in >deutscher Sprache] – Si può girare e rigirare sin che si vuole, il piano di pace cinese per la cessazione della guerra in Ucraina: non vi si troverà nulla che possa dirsi nuovo e dirompente (>qui i dodici punti).
Nel punto 1. i cinesi sottolineano la necessità di rispettare la sovranità, indipendenza e integrità territoriale di tutti gli Stati. Questa affermazione può valere sia per l’Ucraina sia per la Russia. Nella visione capovolta della Storia diffusa da Vladimir Putin, è l’Occidente che minaccia l’esistenza della Russia. Anche il punto 2. (rinuncia alla mentalità da Guerra fredda) è ambiguo. Sin quando – e se – la Cina non precisa quale visione del mondo sta alla base dei principi dichiarati al punto 1., lo stesso punto 1. e il punto 2. non hanno significato concreto.
Dai punti 3. (cessazione dei combattimenti) e 4. (negoziati di pace) la guerra in Ucraina emerge come un conflitto in cui le parti combattono sullo stesso piano per il controllo di territori contesi. Questa visione contraddice il punto 1. In Ucraina non ci sono territori contesi: le frontiere dell’Ucraina sono chiare e sono state riconosciute dal 1991 in più occasioni dalla stessa Russia. Nonostante ciò, la Russia le ha violate.
Piano di pace Cina-Ucraina: i punti e le loro contraddizioni
Se si vuole rispettare l’integrità territoriale di tutti gli Stati, la conseguenza possibile è una sola: la Russia deve ritirare le sue truppe senza condizioni da tutto il territorio dello Stato ucraino così com’è riconosciuto dalla comunità internazionale. Solo dopo potranno cominciare i negoziati di pace e potranno essere attuati il punto 5. (risoluzione della crisi umanitaria) e il punto 12. (sostegno alla ricostruzione). In conclusione: se si applicano i principi dichiarati al punto 1. del piano di pace, i punti 3., 4., 5. e 12. sono inapplicabili, e viceversa.
I punti 7. e 8. riguardano la sicurezza delle centrali nucleari e la rinuncia all’uso di armi atomiche. Piuttosto che clausole di un piano di pace, questi due punti suonano come avvertimenti alla Russia, affinché eviti un’escalation nucleare. I punti 10. (revoca delle sanzioni occidentali) e 11. (mantenimento delle catene di fornitura) sono anch’essi vecchia musica: Mosca e Pechino vedono le sanzioni economiche non come mezzo per punire chi si rende responsabile di una violazione del diritto internazionale, ma come strumento dell’Occidente per imporre ad altri il modello di sviluppo della società aperta democratica. Solo per questo motivo, la Russia e la Cina chiedono la revoca delle sanzioni.
Nel piano di pace cinese, affermazioni di principi elementari si alternano a richieste contraddittorie. Da un tale contenuto non si possono derivare passi concreti verso una risoluzione del conflitto in Ucraina. Il senso del piano cinese sembra essere nel desiderio di Pechino di porsi come motore di un fronte comune di Stati autoritari orientali, che agisca come controparte collettiva contro l’Occidente democratico.
La Cina, in questo disegno, vuole presentarsi come partner moderato che ricerca la conciliazione, mentre lascia alla Russia il ruolo di «compagno cattivo,» senza però prenderne le distanze con nettezza.
Emanuela Lagnier ha detto:
E vogliamo parlare del Tibet allora?