«Referendum» Ucraina 2022: perché non valgono

Referendum Ucraina 2022
I «referendum» in Ucraina del 2022

Referendum in Ucraina del 2022: il discorso tenuto da Putin il 30 settembre e la dichiarata annessione di quattro regioni ucraine hanno suscitato attenzione. Il distacco di un territorio da uno Stato richiede presupposti che non vengono rispettati nei finti referendum organizzati dalla Russia in territorio ucraino. Inoltre, Non vi è una chiara manifestazione di volontà delle popolazioni coinvolte.


Il distacco di un territorio da uno Stato (secessione) richiede i presupposti seguenti:

Si deve tenere conto del modo in cui è strutturato tutto il territorio dello Stato, secondo la Costituzione. Per gli Stati unitari, come Francia o Italia, una secessione è più difficile; per uno Stato federale può persino essere prevista esplicitamente (esempio: Costituzione dell’Unione sovietica, art. 72).

Infine, Il referendum e l‘eventuale distacco di un territorio devono avvenire con il consenso dello Stato interessato.

Così è accaduto, ad esempio, per il referendum in Scozia (2014, risultato: no all’indipendenza) e per quello in Sudan (2011, risultato: sì alla divisione in Sudan del sud e del nord). In ambedue i casi i governi avevano acconsentito al loro svolgimento.

Referendum in Ucraina 2022: la volontà popolare è chiara?

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La manifestazione della volontà popolare deve essere chiara. Di norma si esprime con un referendum, spesso vigilato da osservatori internazionali. Decisioni di questo tipo possono essere prese anche dal solo parlamento. Esempio: 1992, scioglimento della Cecoslovacchia, deciso con voto parlamentare.

Questi principi poggiano su cardini del diritto internazionale, in particolare sul principio di autodeterminazione dei popoli e su quello dell’integrità territoriale dello Stato. Sono fissati in diverse fonti, principalmente nella Carta delle Nazioni unite (1945) e nell’Atto finale di Helsinki (1975). Tali trattati sono stati firmati anche dalla Russia (allora come Unione sovietica). L’accusa di Putin, secondo cui sarebbero norme «occidentali» imposte alla Russia contro la sua volontà, è priva di fondamento.

I cosiddetti referendum nelle quattro regioni ucraine non adempiono neppur lontanamente i criteri sopra elencati. La Costituzione definisce l’Ucraina come Stato unitario (art. 2) e non cita la possibilità di una secessione. Lo Stato ucraino non ha mai approvato lo svolgimento dei «referendum» e non è d’accordo con i loro risultati, quali essi siano.

Non vi è una chiara manifestazione di volontà delle popolazioni coinvolte: il catalogo elettorale (liste degli elettori), i dati sulla partecipazione al voto e i risultati sono stati amministrati da una potenza occupante su un territorio occupato. Né il governo ucraino né osservatori internazionali riconosciuti hanno potuto verificarli. Gli osservatori internazionali legittimi sono inviati da organizzazioni indipendenti e dispongono delle necessarie competenze. Nei cosiddetti referendum in Ucraina gli osservatori provenivano da partiti politici e organizzazioni favorevoli alla Russia.

Per questi motivi, i «referendum» non mutano lo status giuridico dei territori ucraini interessati. Tali finti processi elettorali possono avere effetti propagandistici e di politica interna in Russia, ma non hanno alcuna influenza sul contesto del conflitto.

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Luca Lovisolo

Lavoro come ricercatore indipendente in diritto e relazioni internazionali. Il mio corso «Capire l'attualità internazionale» accompagna chi desidera comprendere meglio i fatti del mondo. Con il corso «Il diritto per tradurre» comunico le competenze giuridiche necessarie per tradurre testi legali da o verso la lingua italiana.

Commenti

  1. Antonio ha detto:

    I referendum non valgono

    • Luca Lovisolo ha detto:

      Infatti è ciò che ho scritto. LL

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Lavoro come ricercatore indipendente in diritto e relazioni internazionali. Con le mie analisi e i miei corsi accompagno a comprendere l'attualità globale chi vive e lavora in contesti internazionali.

Tengo corsi di traduzione giuridica rivolti a chi traduce, da o verso la lingua italiana, i testi legali utilizzati nelle relazioni internazionali fra persone, imprese e organi di giustizia.

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